Tornare, ancora

[immagine: Copertina Wired - Luglio 1997]E’ difficile tornare a scrivere dopo tanto tempo, e in momenti come questo. Sembra passata un’epoca da quella famosa copertina di Wired del Luglio 1997 (ritratta qui accanto) in cui si annunciavano 25 anni di prosperità pressocchè ininterrotta. E invece, dopo appena 6 anni, eccoci qui a vivere uno dei più bui momenti della nostra storia, in termini economici, politici, sociali e, ahimè, militari. E ritorno a sfogliare questo numero di Wired archiviato nella mia collezione di illusioni, e rifletto.

No, non mi lancerò in analisi socio-politiche, non ne ho la capacità nè la voglia. Rifletto invece sulle parole di chi parlava di fine della storia, teorizzata dalle avanguardie post-moderniste degli anni ’80 (Jameson in testa) e apparentemente “messa in opera” dai laboriosi e positivi anni ’90. Ebbene sì, è possibile che la strategia di chi ha contribuito alla dissoluzione del blocco sovietico e alla fine della guerra fredda, abbia lavorato nell’ombra per mettere la parola fine ai libri di storia. Intelligenze finissime, che hanno portato migliaia di berlinesi dell’est (li ho visti con i miei occhi) a far la fila al supermarket all’indomani dalla caduta del muro per andare a comprare la Coca Cola.
Bene, comunque la si pensi, era una strada tracciata. Dopo la guerra fredda, era iniziata (almeno, era finalmente “visibile”) la “guerra semiotica”, proprio così come l’aveva profetizzata William Burroughs ne “La rivoluzione elettronica”, e ci avrebbe accompagnato fino alla fine degli anni ’90.

Beh, evidentemente qualcuno ha detto basta. Basta con questi capelloni giuggioloni più ricchi dei petrolieri texani. Basta con questi nerd venticinquenni seduti ai più ricchi tavoli dei più ricchi ristoranti occidentali. Basta così. Avete scherzato, ora si torna a fare sul serio. Si riorganizza tutto: il mondo, l’economia, le classi sociali… reimpostiamo tutto alla luce di valori classici come patria, sangue, onore, fatica, sudore, forza. Basta con la virtualizzazione dell’economia, basta con la virtualizzazione del “confronto”.

Il risultato è paradossale: la parte più arretrata, estrema, e vandalica del mondo arabo è riuscita a portarci sul suo terreno: muscoli e fede e guerra in nome di Dio. E noi poveri imbecilli che ci aggiriamo fra le macerie della rete come archeologia digitale, abbiamo due possibilità. Capirlo, e fare di tutto (DI TUTTO) per riportare il mondo in carreggiata, comunque la si pensi. O stare al gioco non-gioco che qualcuno ha deciso di aprire. Qui il problema non è essere di sinistra o di destra, liberali o conservatori, industriali o operai. Il problema sono le regole del gioco. Se cambiano quelle, non ci sarà più niente da fare, e avremo mandato a quel paese tutto ciò che avevamo imparato in 60 anni.

3 Comments

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  1. scusa wired aveva ragione, se non sbaglio diceva 25 anni di prosperita’ e un mondo che va 10 volte piu’ veloce = due anni e mezzo di bagordi. Tanto manco sanno prevedere il GDP dell’anno prossimo, quindi certi numeri sono buoni solo per il lotto. Ce lo ricorderemo la prossima volta? Tuttavia il culmine delle rivoluzioni si ha quando gli effetti sembrano essere spariti ma in realta’ sono solo fusi nella normalita’, ci siamo quasi. E i Robespierre gigliottinati…o suicidi perche’ incapace di essere di nuovo normali…

  2. bentornato bic.. 🙂

  3. questo sito mi piace molto anke perk&#232 i gelati c’entrani moltissimo col virus W32.Pinfi

    BRAVI ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! !

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