E insomma. La mia vita si sta trasformando in un nodo scorsoio, e io mi ci sto incastrando con tutte le scarpe. Questa vicenda della nuova casa si sta rivelando più complicata del previsto, e mantenere la calma non è sempre facile. Vorrei, certo, essere una di quelle persone illuminate che affrontano le controversie con un luminoso e disarmante sorriso. Ma no, non sono così. Non lo sono mai stato. E allora succede che bisogna fare buon viso a cattivo gioco (che fai, ti inc**i col suocero che non sta neanche tanto bene? Mi rimetto a fare l’adolescente che rivendica i suoi spazi di libertà in casa?).
E allora, finchè l’altra metà della casa non sarà terminata, eccoci qui a cercare di vedere un film in televisione mentre il suocero sclera che non trova il suo seghetto da ferro, o si mette a limare il rubinetto della doccia a dieci centimetri da te che stai cercando di capire “Il mistero dell’acqua” (della Bigelow), e che non saprai mai se è il film a non esserti piaciuto o il casino che non ti ha fatto capire niente. E allora succede che ti chiudi in camera da letto con la moglie, e chiudi il mondo fuori, come tanti anni fa.
Romantico, si certo, molto romantico. Ma la vita non è più la stessa, e quello che riuscivi a chiudere in una stanza tanti anni fa oggi ha bisogno di esplodere sotto forma di quotidianità privata e diffusa, sotto forma di macchinetta del caffè, e il mio telegiornale, e pranzo e cena all’ora che mi pare, senza che ogni volta sia un evento. Poi, è chiaro che il fatto che la suocera già che c’è faccia la spesa per tutti, e già che c’è fa il bucato anche per noi è impagabile, è chiaro. Ma non basta, o meglio non è quello il punto. Perchè pure mamma faceva i bucati quando ero a casa con i miei.
Ma io me ne sono andato comunque.
O forse proprio per quello.