Sto trascurando il blog, e questo accade perchè, da tempo, ogni volta che cerco le parole per discutere qualche evento che cattura la mia attenzione distrattamente critica, accade qualcos’altro che mi costringe a ricominciare da capo il percorso. Ora, le cose sono due: o la augmented reality che cade sotto i miei augmented senses è più veloce della mia capacità di elaborazione razionale, o io sto diventando ogni giorno più stupido. Qualcuno direbbe un pazzopirla. Ma questa è un’altra storia.

Ora, mi piacerebbe provare a buttar giù alcune delle parole che ho trovato almeno per un paio delle cose accadute recentemente. In ordine cronologico inverso non datato. Perchè sennò. Tanto sono due (per ora).

Il crollo del governo
Haha. Sorpresi? Beh. Allora i pazzopirla siete voi. Viviamo in un paese politicamente disastrato, e lo sappiamo da molto molto mooooolto tempo. Che senso ha prendersela con quei quattro farabutti che per calcolo politico o idiozia stanno mandando a casa il governo? Il problema è che i quattro farabutti hanno troppo potere, e bisognava evitare che questo accadesse. Ora il paradosso è che la destra, dopo aver dato con la sua legge elettorale di merda il colpo di grazia al concetto stesso di democrazia rappresentativa, finirà col prendere la guida della crociata civile per la governabilità del paese, guadagnandone in immeritati consensi e in peso politico nella scelta del nuovo sistema elettorale. Non era meglio se lo facevamo noi? Non era meglio se, appena eletti, si diceva che così non si poteva governare, si faceva la legge elettorale, e si tornava alle urne subito? Ora che il danno è fatto e il dado è tratto, non rimane molto da fare se non assistere all’ennesimo balletto della questua dei voti ad altre fantomatiche liste per l’autonomia del cortile di casa del sor pampurio, qualche altro mese di agonia, e poi tutti a casa a votare in anticipo. Loro, perchè io stavolta sto a guardare. Ebbeh.

Il partito democratico
Hahaha. A Roma si dice: “ma n’d’annamo….”. Il graaande partito democratico, da che sembrava dovesse essere creato per pressione moltiplicatrice dal basso sulla spinta dell’entusiasmo delle primarie, è ormai diventato (o meglio, è stato fatto diventare, grazie alla pochezza endemica di contenuti dall’alto, e dall’inesistente ascolto/confronto col popolo in carne e ossa) un esercizio di stile, un preconcetto assiomatico, un progetto in provetta, forse adirittura uno sbiadito male necessario, sostenuto da pochi personaggi incolori o stanchi, contro tutto e contro tutti, soprattutto contro il buonsenso, che doveva invece essere la fonte di propulsione principale dell’idea stessa. Bisognava aspettare, e bisognava creare le condizioni per una forte unità di intenti con tutta la sinistra. Bisognava ascoltare e capire quale partito democratico vuole la gente, senza baloccarsi con statistiche e numerelli. Magari avremmo scoperto che scrollandoci di dosso Ruini, avremmo potuto assistere alla nascita di un partito più grande e brillante di quanto non potesse sembrare all’inizio.