La vicenda di Roberto Saviano, e il suo dubbio se lasciare l’italia per ritornare ad avere una vita, mi ha riportato alla mente un giorno di settembre dello scorso anno, quando ebbi la possibilità di incontrare, conoscere e intervistare Don Luigi Merola, ex parroco di Forcella che vive da anni sotto scorta per essersi schierato in prima linea contro la camorra. Di quella giornata, mi sono rimaste scolpite nell’anima due cose su tante: l’aspetto molto giovane (nonostante i 35 anni anagrafici e una vita non facile), e le parole calde e commosse dei due agenti della scorta, felici di vivere al servizio di un uomo coraggioso, e che tanto ha fatto per la sua gente.

In quella giornata ho sentito tutta la distanza tra la mia vita, di persona libera, che può permettersi di guardare la vita attraverso le lenti colorate di frivole leggerezze, e quella di quest’uomo più giovane di me ma molto più forte e robusto di me, che ha fatto una scelta di sudore, lacrime e odore acre di terra e di spazzatura. Non so se per Saviano è così, ma ho la sensazione che questo ragazzo stia affondando sotto il peso di questa dimensione in cui è costretto a vivere. Se andrà via dall’Italia per rifarsi una vita lasciandosi alle spalle questo tetro mondo di sangue, non lo penserò traditore.