Se ci soffermiamo a pensare all’idea di giusto e sbagliato che abbiamo coltivato fin da bambini, ci accorgiamo di percepire questa dicotomia su due livelli distinti: c’è il giusto/sbagliato in senso assoluto, poi c’è il giusto/sbagliato della pratica quotidiana, del sentire istintivo, quasi rassegnato. A differenza dei protestanti e della loro spietata morale interiore, l’italiano cresciuto nel triangolo chiesa, monarchia e mafia ha costruito la sua cultura intorno al concetto di peccato e perdono, esasperando il doppio passo fino alla sovrapposizione. L’equazione finale ci dice che l’italiano medio pontifica sui grandi valori (il giusto e lo sbagliato assoluti), ma è autorizzato a sbagliare perchè dio lo perdonerà, ma solo in misura della sua potenza e ricchezza (il giusto e lo sbagliato del quotidiano).

Ecco perchè, in un solo paese, riusciamo ad accettare l’esistenza di un presidente del consiglio pluri-inquisito che appena eletto fa sfornare una legge per bloccare i suoi processi, la condanna-farsa per le vicende di Bolzaneto, e l’accanimento cattolico nei confronti di Eluana, la donna in coma da 16 anni i cui genitori vorrebbero staccare l’alimentazione forzata. Ma anche un paese in cui l’albanese e il rom sono sporchi e cattivi e vanno puniti “a prescindere”, tranne Elvan che mi imbianca casa e Ana che mi fa le pulizie. Tu potrai anche essere laico, socialista, ateo, ma se guardi in fondo alla tua coscienza, anche tu troverai tracce di questo cancro.