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Questo socialcoso non è un albergo

Com’era prevedibile, le controverse affermazioni del Presidente della Camera Laura Boldrini sulla necessità di una discussione senza tabù sul tema del controllo del web hanno scatenato nei giorni scorsi una “cavalleria pronta alla carica” (cit. Zambardino) che non riepilogherò perchè Fabio Chiusi l’ha già fatto molto bene. Aggiungerei solo l’odierna riflessione di Saviano su Repubblica, che merita la lettura comunque la si pensi.

A prescindere dalle questioni di diritto della rete, su cui altri si sono espressi molto meglio di come potrei far io, provo ad aggiungere qualche riflessione “geospaziale”.

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Il dito, la luna e l’eterno dibattito blogger vs giornalisti

Da molti anni, a memoria da una decina o quasi, si discute del conflitto tra blogger e giornalisti. In qualche caso si è archiviato il tema con (intelligente) ironia, in qualche caso sono state fatte riflessioni profonde, ma se la vicenda delle affermazioni dell’Annunziata sui blog (dell’Huffington in particolare) ha riacceso gli animi vuol dire che il tema continua ancora ad essere irrisolto. Forse proprio perchè ancora una volta mal posto. Per questa ragione, ho trovato molto intelligenti le considerazioni di Luca, che scrive:

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La nazionale di calcio dei blogger

Samuele Silva, insieme ad Antonio Sofi, Zoro, e Massimo Morelli, lancia un’iniziativa che sembra essere divertente, la nazionale di calcio dei blogger. Nel post si descrivono le prime regole di partenza, e qualche primo progetto, come la ricerca di uno sponsor e di alcuni punti di riferimento nella principali città italiane. Le selezioni sono aperte sia a donne che a uomini, ma con alcune condizioni fra cui l’avere un blog da 12 mesi, e aver scritto almeno 36 post nel corso dell’anno solare.
Se volete partecipare alle selezioni, trovate tutti i riferimenti nel post.

Meme: Come sei diventato blogger

Raccolgo volentieri la palla da Elena, giusto per riprendere un po’ i fili di una conversazione da cui manco da parecchio tempo.

Chi o cosa ti ha spinto a creare un blog?
La lettura del blog dei Eloisa (La Pizia) e di quello del Cavedoni nazionale, nati qualche mese prima del mio. Avevo siti personali da diversi anni, e quello mi pareva un modo nuovo di essere in rete. Era l’inizio del 2001, o giù di lì.

Il tuo primo post?
Eccolo qua. Più che un post, mi chiedevo ancora se scrivere in inglese o in italiano..

Il post di cui ti vergogni di più?
Mah, vergogna forse è troppo… diciamo che ce ne sono parecchi davvero ingenui, basta scorrere quelli del 2001 e del 2002 per rendersene conto 🙂

il post di cui sei più fiero?
Anche “fiero” è un parolone.. diciamo che ci sono diversi post che sono contento di aver scritto, ma questo mi è rimasto dentro, e questo continua a rappresentare molto del mio blogopensiero.

Da chi ti piacerebbe ricevere un commento?>
I commenti mi piacciono sempre, specialmente quelli che mi fanno riflettere.

Giro la palla anch’io, senza fare nomi (non so chi l’ha già raccolto).

Lele, Cisco e l’aperitivo

A causa di problemi di lavoro che hanno richiesto tutta la mia attenzione fino a tarda serata, ho dovuto saltare l’aperitivo Cisco al quale Lele Dainesi mi aveva gentilmente invitato.
Ho però seguito “di sguincio” gli accadimenti del 3jolie, scoprendo con piacere quella che, oltre allo scherzo del furto del mac di Beggi, è stata sicuramente la notizia della sera: l’arruolamento di Lele in Cisco in veste di uomo comunicazione.

Che dire? Sono sicuramente molto contento per lui, è un ragazzo molto in gamba, capace di coniugare professionalità, informalità e affabilità (cosa non sempre facile, specie in questo strano ambiente) tuttavia eviterei accuratamente di ricercare significati simbolici in questa vicenda. La blogosfera è un mondo colorato, allegro e stimolante, ma anche attraversato da competitività, invidie, individualismi, presenzialismi. La mia preoccupazione è che, sulla scia di questi importanti e certamente meritati risultati personali, si inneschi un pericoloso meccanismo che finisca col privilegiare la sola ricerca della visibilità personale a discapito di quella che, secondo la mia very humble opinion, è la vera forza della blogosfera: il suo essere una importante, numerosa, riflessiva e attenta comunità. Parte di questi meccanismi peraltro li abbiamo visti anche nelle piccole polemiche seguite all’invio del primo invito all’aperitivo Cisco alla lista di 100 selezionata da Lele.

Detto ciò, non voglio neanche però sembrare troppo naif: è normale che alcuni (pochi o molti non importa) cerchino di sfruttare i mezzi a loro disposizione per ottenere risultati personali (piccoli o grandi, non importa), ma continuo a pensare che esista una sottile e sfumata soglia che non dovrebbe essere superata, pena lo scioglimento al sole della vera forza dirompente di questa comunità pensante.

Entrando nel merito, credo che Cisco si stia muovendo in una direzione estremamente interessante, a condizione che non si tratti di un fuoco di paglia tanto per fare un po’ di scena, ma che vi sia “nei fatti” la volontà di confrontarsi (e che Lele diventi effettivo “tramite” di questo confronto) in modo più attivo con il pubblico più attento e maggiormente in grado di orientare le opinioni, in nome della ricerca di un equilibrio fra le ragioni del business e la ricerca della qualità e dell’innovazione.

Il blog lo fate voi. Ma anche no.

Leggo con curiosità la frase del pezzo di Carlini in edicola sul Manifesto di domani, citata da diversi blog in queste ore:

Sulle forme della democrazia e ancor più sull’illusione del voto in rete su ogni possibile decisione, la discussione è finita da tempo, dopo le ventate tecno-utopiche dei primi anni ‘90 e chi frequenti l’insieme dei blog, specialmente quelli italiani, potrà avere conferma di quanto poco discorsiva, colloquiale e spesso vuota sia la suddetta blogosfera. Noterà come molti autori siano monomaniacali, autoreferenziali e autocitantesi, sovente pronti all’insulto, approssimativi nei giudizi. Persino alcuni tra i migliori giornalisti, da anni nel mestiere e nella rete, quando bloggano, si sentono in dovere di sfoderare fastidiosi toni colloquiali in prima persona, tipo «ho pensato che», «mi arriva una telefonata da ». Ma fai il tuo mestiere, viene da dire: dammi le notizie e il loro contesto, ché delle tue telefonate mi importa assai.

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Mah si, boh.

(disclaimer on): Io non sono nessuno per giudicare ciò che scrive Carlini, ci mancherebbe. (/disclaimer off) Ho però la sensazione che faccia un po’ di tutt’erba un fascio, una brutta abitudine già nota (in generale non mi riferisco a Carlini), data magari dalla casualità di essersi imbattuti in due o tre cose un po’ tronfiette (giacchè ce n’è, ed è innegabile) qua e là per i blog, che conduce purtroppo all’irrefrenabile bisogno di essere un po’ tranchant.

A parer mio, è possibile che il giornalista noto possa anche approfittare del blog per trasformarsi in autoproclamato opinion leader e comportarsi come tale. E’ possibile che alcuni pontifichino o stronzeggino in modo forse davvero esagerato. Però alla fine la realtà è che questa piccola massa di persone che in comune hanno solo il formato in cui scrivono, contribuisce tutta a dare vita ad una informe ma significativa (per strumenti di là da venire) massa di umori, tanto più sensata quanto più diretta, sgrammaticata e immediata.

Basta col parlare di blog, eddai. Fatelo, il blog. Come vi pare. Ma fatelo voi.