Barack Obama è dunque il 44° presidente degli USA, con una vittoria schiacciante che ci racconta quanto egli abbia saputo ispirare fiducia in un paese stanco della spirale di cinismo, speculazioni, guerre, ottusità politica in cui Bush l’ha trascinato in questi otto anni di mandato repubblicano.
Obama ha vinto perchè ha saputo comunicare realismo e sogno, solidità e grandi orizzonti, con un carisma che non si vedeva dai tempi di Kennedy in un simbolo così importante come il presidente degli Stati Uniti. Ed è proprio qui il punto, probabilmente.
Basta un po’ di consapevolezza della realtà per sapere che quest’uomo non sconfiggerà la fame nel mondo, non eliminerà le disuguaglianze sociali, non porterà pace e prosperità sulla terra. Non ci crediamo, e soprattutto diffidiamo di un deus ex machina (ancorchè illuminato) che metta tutto in ordine. Abbiamo invece certamente bisogno di un’onda nuova, che un forte simbolo come il presidente USA ha sempre rappresentato nella storia dell’umanità.
Obama, insieme allo staff di cui si circonderà, certamente farà scelte oculate, sapendo bene che gli interessi del suo paese coincidono con un atteggiamento meno aggressivo nei confronti del mondo; certamente avrà le necessarie risorse di autorevolezza per non ricorrere alla stolida autorità a cui ci siamo tristemente abituati negli ultimi otto anni; certamente valorizzerà interessi economici ben diversi da quelli di chi ha prosperato in questi tristi tempi di finanzismo estremo. Ma la speranza è che Obama possa soprattutto rappresentare un simbolo di riferimento, che contagi l’atmosfera culturale e sociale complessiva, mettendo in moto le mille leve che definiscono il volto di un epoca, e che creano le condizioni per un reale percorso di cambiamento.