E si è fatta domenica. Sono qua, con il mio portatilino, nel salone accroccato dell’unico piano di casa per ora disponibile in attesa che i lavori finiscano a consegnino a me e a Betta cucina, salone e sala da pranzo. Nel frattempo condivido poco spazio con i due suoceri (che hanno lo stesso problema con il loro piano di sotto), i miei gatti e i loro (totale 20, che con questo freddo escono poco e malvolentieri), e ancora qualche cassa di roba in attesa di collocazione. Ci sono fondamentalmente due cose che mi stressano da morire: precarietà e mancanza di spazio. Insomma, ho quasi 33 anni, sono al terzo trasloco completo (ma è la sesta casa in cui vivo) e ne ho abbastanza piene le palle di precarietà e mancanza di spazio. D’altra parte lo sapevamo, bisognava venire a viverci per finirla (o pago l’affitto o il mutuo per finire la casa), e sono ancora convinto che ne valga la pena. Però ci sono dei momenti in cui rendersi conto che ogni tre passi avanti ne facciamo quattro indietro rischia di scoraggiare. Stavolta però è l’ultima, perchè i mattoni sono nostri davvero. In fin dei conti è meglio farsi prendere dalla smania e buttar via soldi e rischiare di fare gravi errori, o avere ancora un po’ di pazienza, e costruire i propri spazi con calma, attenzione e dedizione? E allora si va avanti così, a volte scontrando la mia filosofia (sono un disordinato che sa di doversi organizzare) con la filosofia dei miei suoceri (fatalismo e testardaggine), filo elettrico dopo filo elettrico, massetto dopo massetto, IKEA dopo IKEA, notte dopo notte e giorno dopo giorno. E domani è Lunedi, e si torna a lavorare. Up and down.Facesse almeno un po’ meno freddo!!