Quando si è bambini, se si è fortunati si hanno delle pareti intorno, e tutto quello si deve fare per crescere sani è cercare di abbatterle, costruendo il proprio personale percorso verso una libertà consapevole e responsabile. E quando siamo pronti le mura cadono, a volte con la dinamite, altre volte smontando un mattone per volta.
Molte persone invece queste mura non le abbattono mai, perchè ne hanno maledettamente bisogno. E per tutta la vita non fanno altro che inveire contro queste pareti, lanciare bicchieri di vetro contro di esse, deprimersi per via della loro esistenza, ma badando bene a non abbatterle, perchè dopo si sentirebbero completamente e irrimediabilmente persi.
La libertà, quella vera, fa paura.
gat
Settembre 24, 2003 — 1:22 pm
credo che questo post sia l’unico post che io abbia mai copiato, incollato, salvato e stampato.
alcune persone che conosco dovrebbero appenderselo al muro, e leggerlo ogni mattina..
abbracci.
Artois
Settembre 24, 2003 — 2:43 pm
A volte, ma solo a volte, capita che cadendo, queste pareti, rovinino addosso a chi le ha abbattute.
E se ci si rialza, allora, non c’è nulla che possa più ostacolarsi.
strelnik
Settembre 24, 2003 — 6:04 pm
O sentirci i topi dentro,-i topi nel muro.
C’era un racconto di Lovecraft che m’inquietò non poco quand’ero più piccolo.
E quei "rats in the wall" me le fecero odiare ancor di più quelle pareti, chè sapevo potevano ripararmi dal mondo ma pure isolarmi in un circuito di mostri personalissimi difficilmente individuabili.
Pezzo per pezzo, quei mattoni m’è toccato toglierli, con i topi che fuggivan via a frotte -invisibili a tutti tranne che a me.
Hai ragione Biccio: la libertà era oltre quei muri, oltre gli squittii dei top.
E aveva una luce da lunedi mattina e poteva pure far paura.
Ma c’era solo quella meglio della prigione delle pareti.
Un abbraccio
fabrizio@fbu.it
Settembre 24, 2003 — 6:12 pm
A capirlo, vecchio mio.
Tanti ci si adagiano, in quella prigione, e non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere.