Atmosfera ruvida, che riesco a piegare e mettere nei cassetti giusti solo grazie all’assunzione di molti liquidi (acqua Fabia per lo più), e di molte dosi di Lali Puna e Stereolab, forse per gli accordi aperti, o forse per l’aria che filtra fra le maglie delle strutture armoniche, metropolitane eppur geografiche come certi tratti della Roma-Civitavecchia, che mi rinfrancano lo spirito quando la claustrofobia mi riduce a un cubetto di sali minerali. Meglio se verso sera, verso le 7 delle sere preestive, quando il sole si adagia sul mare senza fretta.
In questi momenti mi accorgo che non ho più voglia di caricare nessun orsetto a molla. Le situazioni che non si muovono (amicizie, lavoro, passatempi) preferisco lasciarle lì a marcire, specie se mi accorgo che senza il mio continuo intervento semplicemente non succederebbe niente.
Parlano piano al sole le ombre stanche di rumorose rabbie e infinite menzogne
Lunghe di sterminati fili in lunga fila sorde ai tonfi di corpi che vengono abbattuti
Tra poco arrossa il cielo della sera sospeso tra azzurri spazi gelidi e lande desolate
Quietami i pensieri e le mani e in questa veglia pacificami il cuore
Così vanno le cose, così devono andare
Così vanno le cose, così devono andare
S’alzano sotto cieli spenti i canti di chi è nato alla terra ora di volontà focose speranze
E da energie costretto e si muove alla danza, danza, danza, danza,
danza, danza, danza
Festa stanotte di misere tribù sparse impotenti, di nuclei solitari che
è raro di vedere insieme ancora
E s’alzano i canti e si muove la danza
E s’alzano i canti e si muove la danza, danza, danza, danza, danza
Muoiono i preti rinsecchiti e vecchi e muoiono i pastori senza mandrie
Spaventati i guerrieri, persi alla meta i viaggiatori
La saggezza è impazzita, non sa l’intelligenza
La ragione è nel torto, conscia l’ingenuità
Ma non tacciono i canti e si muove la danza
Quietami i pensieri e il canto e in questa veglia pacificami il cuore
Così vanno le cose, così devono andare
Così vanno le cose, così devono andare
Chi c’è c’è e chi non c’è non c’è
Chi c’è c’è e chi non c’è non c’è
Chi è stato è stato e chi è stato non è
Chi c’è c’è e chi non c’è non c’è
Chi c’è c’è e chi non c’è non c’è
E non tacciono i canti e si muove la danza
E non tacciono i canti e si muove la danza
Danza, danza, danza, danza, danza, danza, danza, danza…
(Così vanno le cose, così devono andare…)
C.S.I. – Fuochi nella notte
solarium
Giugno 2, 2004 — 1:43 pm
… sicuro che è solo acqua fabia….?!?!….:)
Artois
Giugno 3, 2004 — 1:04 am
Diamine.
Orsetti a molla.
Rumori metallici. Convenzioni sociali che girano ingranaggi metallici pronti ad arrugginire.
Guarda! L’hai caricato troppo, la spirale metallica si è rotta, ha dilaniato il molle ventre di stoppa e ovatta, deborda, sanguina sabbia!
No, non è acqua Fabia. E’ Montepulciano degli Abruzzi.
(bevuto mentre consumavo del casio in pastelletto).
biccio
Giugno 4, 2004 — 12:32 pm
Il vino non mi piace. Plausibile che nall’acqua ci fosse una dose massiccia di aspirina. Sarà quello?
Artois
Giugno 4, 2004 — 1:02 pm
La chimica del corpo umano è complessa…