Non esiste Big Data. Esistono i big data

Nel suo editoriale di oggi su La Stampa, riferendosi alla campagna elettorale americana, Gianni Riotta presenta Big Data (nome proprio, maiuscolo), come una “nuova tecnica di analisi e ricerca di umori ed opinioni degli elettori”

Venga eletto infatti il presidente democratico, o si affermi lo sfidante repubblicano, il successo sarà legato alla nuova tecnica di analisi e ricerca di umori ed opinioni degli elettori, che i tecnici chiamano in gergo Big Data. Big Data vi permette di identificare gli incerti, di sapere chi e perché va a votare per un certo candidato, su che tema i pensionati afro-americani dissentono da Obama e perché invece i veterani della Marina ispanici concordano con una certa proposta di Romney

Questa definizione è forzata, la realtà è differente. Si definiscono big data (minuscolo, nome comune) tutte le collezioni di set di dati di enormi dimensioni, non immagazzinabili e analizzabili con strumenti tradizionali (ad esempio quelli relazionali), ma che richiedono nuove tecniche (già operative o sperimentali). Ci sono moltissime collezioni di datasets che si definiscono big data, molte delle quali certamente riferite alla vita personale condivisa sui social network e certamente appetibili agli staff di analisti politici, ma insieme ad esempio a gigabytes e gigabytes di dati demografici, come quelli forniti in modo aperto da enti governativi. Peraltro, molti big data sono importantissimi dati scientifici, analizzando i quali difficilmente si possono ottenere informazioni rilevanti per Obama e Biden. Un esempio per tutti: i 15 petabytes di dati prodotti dal Large Hadron Collider ogni anno (fonte CERN).
Non abbiamo bisogno di inventare un nuovo mostro spaventoso che indaga nella nostra vita privata resa pubblica senza consapevolezza, e la conoscenza critica continua ad essere il modo migliore per imparare a vivere in serenità nel nuovo mondo digitale.

(la foto è di Cory Doctorow, CC licensed)

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  1. Tant’è vero che sono cose vecchie che sono ben documentate in “data base nation” del 2000

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