Questa storia del Nigergate secondo cui, in buona sostanza, dietro ai documenti utilizzati come prove schiaccianti per invadere l’Iraq ci sarebbe la mano di un losco figuro italiano, suona davvero troppo bislacca per essere vera. Ma in questi casi, come tutti gli appassionati di spy stories sanno bene, è sempre difficile capire quale delle tante verità sia quella vera, e nell’infinito gioco di specchi delle accuse reciproche è molto probabile che non si verrà mai a capo di nulla. Eppure, se Rocco Martino, nato a Tropea il 20 settembre 1938, un bel giorno del 2004 ha deciso di parlare, le cose secondo me sono due: o è stato pagato da qualcuno che ha interesse a confondere le acque più di quanto non lo siano già, o ha pensato che esporsi in pubblico era l’unica maniera di salvarsi il fondoschiena. Sarà interessante capire dove ci porterà la narrazione di Repubblica, e anche di vedere se vi saranno ripercussioni politiche (qui da noi e negli USA).
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