Le anime belle e la politica dei sogni

Rutelli, D\'alema e BertinottiSono un’idealista. Lo sono sempre stato e probabilmente morirò così, certe cose ce le hai nel DNA, come mia madre e mio nonno prima di me. Ma essere idealisti non può voler dire essere irrealisti. Essere irrealisti può avere un senso quando a 18 anni fai l’occupante di centri sociali a tempo pieno, e credi che organizzando concerti punk nel tuo quartiere puoi cambiare il mondo anche se ti tirano le secchiate d’acqua (perchè “non capiscono, vanno educati”). Ma a un certo punto ti accorgi che il tempo passa, e il paese in cui vivi e in cui vorresti morire sta andando a puttane mentre tu e qualche altro milione di imbecilli, con le gambe ammollo nella merda, continuate a fissare l’orizzonte socialista e a sognare un mondo libero dalle ingiustizie, pieno di fiori, di felicità e di mortadelle per tutti.


E sta andando a puttane, il paese, perchè un manipolo di manigoldi estremamente più concreti e risoluti di te e me sanno bene quanto a noi piace discutere – non solo in camera caritatis ma anche sulla pubblica piazza – di liberazione dall’alienazione, di significato della socialdemocrazia nel XXI secolo, di globalizzazione, di simboli, bandiere, colori; e quindi hanno tutto il tempo di fare il paese a pezzi e a portarsi le rovine a casa mentre noi siamo occupati a riempirci la bocca al buffet dei grandi temi sociali.

Tutto questo disincantato preambolo si può riassumere con una sola frase tanto cara agli allenatori di calcio: “Va bene il bel gioco, ma senza un po’ di cinismo e cattiveria sotto la porta, non si fa il risultato”. Bene, se proviamo a leggere la vicenda delle primarie del centrosinistra alla luce di questo concetto, si palesa una realtà fatta di una tanto grande quanto inutile partecipazione democratica di un grande quaanto inutile popolo (che da solo non sa nemmeno governare un condominio, figuriamoci un paese), storicamente incapace di tradurre questa grande e inutile ricchezza di idee in un solido, cinico e spietato progetto di guida dell’Italia.

Ebbene sì, viva la faccia del Comintern, e viva la faccia di D’Alema, stanco di fare l’utile idiota per gente che preferisce perdere sempre piuttosto che affrontare le proprie contraddizioni, o per gente venuta dal nulla che sfrutta la forza di altri per ottenere un consenso di cui non dispone. Quando un subumano si avvicina a te con una spranga di ferro, hai voglia a fargli il sermone sulla tolleranza e sul primato della ragione; o scappi, o è meglio che trovi una bastone anche te.

E allora, cortesemente, volete mettervi prima di tutto intorno a un tavolo per decidere che diavolo di Italia volete proporci, per poi rimboccarvi le maniche e conquistare il potere a pugni e calci, col cinismo e l’egoismo necessario sotto la porta?

Basta coi colpi di tacco e con le rovesciate, la forza delle idee non serve a un caz*o. Ci vogliono le idee e la forza.

Altrimenti anche noi finiremo col farci altri 4 anni di centrodestra.

2 Comments

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  1. Qualcuno (di sinistra, sicuramente) ha optato per seguire il detto “rido per non piangere”:

    http://www.phibbi.com/extra/gps.php?itr=10

    L’ho trovato in Rete qualche giorno fa. Anche se la cosa mi fa sorridere, a ripensarci mi sa molto di rassegnazione. Allora forse è meglio trovare un bastone…

1 Pingback

  1. texas holdem

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