Facebook su TG1

Ritorno a scribacchiare sul blog, spendendo due cents a proposito del pezzo sul Tg1 dedicato a Facebook (vabbè da qualche parte bisognerà pure ricominciare).

Sono fra chi è convinto da tempo che è necessario tarare il linguaggio sull’ascoltatore, quindi nessuna critica alla semplificazione o alla superficialità: dovremmo ricordate che essa è tale solamente per chi vive la rete quotidianamente come noi. Anche frasi come “Vannucci avrà fatto il suo meglio” (cito dai commenti sul sito di Luca) sono assolutamente fuori luogo; provateci voi a fare un servizio su Facebook di 1’20” per il Tg1 delle 20, e poi ne riparliamo.

Fatta dunque la tara, mi pare di poter sottolineare due aspetti che considero giornalisticamente errati. Il primo è l’uso del termine “realtà virtuale”. La realtà virtuale è semplicemente un’altra cosa, e associarla a Facebook potrebbe ingenerare disorientamento nello spettatore. Meglio sarebbe stato, se necessario usare una metafora simile, affidarsi al termine “spazio virtuale”. L’altro errore è l’insistenza, a livello di sottotesto (musica, immagini, tono generale), della proposizione di facebook come di un sito di dating.

Questo aspetto rimane in testa allo spettatore forse più di altro, e questo è un peccato.

2 Comments

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  1. 1) voglio una invitation per Joost!!!!!

    2) web-tv web-tv web-tv!!! Quando vieni a fare due chiacchiere?

  2. bravo! critiche giuste. e io che ho detto?

    è per questo che anche criticando alcune cose, dico che il Vannucci ha fatto del suo meglio. Si vede che si è impegnato.

    dov’è il problema?

    Si capisce che il Vannucci si impegna, fa il possibile per far capire i concetti. Ma il fatto è che lo fa, o almeno dal servizio sembra farlo con l’approccio, con le lenti con cui è vista la rete e tutto il suo mondo da parte di chi ci sta fuori, di chi non ne sa niente, spesso almeno. Ecco quindi l’accenno al ‘virtuale’, al sito ‘mezzano’ di tanti incontri.
    Già parlare di ‘virtuale’ per spiegare internet a chi non ne sa nulla è sbagliato. Anzi la parola virtuale non andrebbe proprio impiegata. Chi ne sta fuori pensa spesso che è un mondo di fantasia dove non c’è nulla di reale. Bisognerebbe invece far capire che la rete è una cosa concreta, concretissima.
    In questo senso, la cosa peggiore mi sembra l’impostazione sognante, irreale, di tutto il servizio, tra cui il tono della voce, a tratti alquanto alato, la musichina, la gente che sembra imbambolata davanti al computer. Siamo sicuri che si fa vera informazione così? Non si poteva fare meglio, anche ‘tarando il linguaggio sull’ascoltatore’?
    Si vede di no. Si vede che che al Vannucci il servizio è riuscito così.
    Pazienza. Già è un colpo di genio, aver messo la pagina di Pandemia (perdio! ma, non è forse la prima volta che si vede un blog italiano al TG1?), aver fatto dire due cose a Luca (notare en passant che il suo tono di voce, è ben diverso), e aver pensato di mettere lui che parla in streaming.

    Ora però la domanda è: se non sono capaci di fare di meglio, perché questi servizi non li fanno fare a chi li farebbe migliori?

    La verità è che internet è ancora un argomento da ‘seconda metà’ del telegiornale, da fenomeno di costume, da curiosità della società. Di sicuro non trattano così gli argomenti della politica o di altri fatti, che gli sembrano più concreti.
    Niente di male…si sta imparando tutti, che cos’è internet… per cui, ben vengano dei servizi al tg1, anche se ancora generici. Però con questo, le critiche ci stanno eccome

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