Dice Beppe Caravita:
Picchio duro sugli ipocriti, scusate. Sono uno zombie anch’io. Sugli autori di quell’aborto vergognoso chiamato impropriamente costituzione europea. Mi iscrivo al partito degli euroscettici. Sono fuori dal coro, lo so. Ma guardiamo ai risultati…..davvero deludenti.
Europa a 25 sì, ma da quattro anni in stagnazione dura. Politiche industriali, agricole e fiscali ovunque retrive. Obbiettivi di innovazione totalmente mancati. Liberalizzazione dei mercati (telecomunicazioni in primis) all’inverso: rimonopolizzazione di fatto. Società dell’informazione sotto la galera delle lobbies e il terrorismo importato pedissequamente dagli Usa. Brevettazione senza limiti. Precarizzazione dei giovani. Assecondamento all’invecchiamento delle società e al loro irrigidimento. Spazio ai peggio fascisti antieuropei, dai Berlusconi ai le Pen.
Il tutto per l’incapacità di spezzare con coraggio alcune lobby, che agiscono nell’occulto a Bruxelles.
Tutto vero, inutile infoltire la schiera degli ipocriti del manno, maddai, massuvvia; no, non era proprio così che l’ex giovane della Inter Rail Generation (di cui fieramente faccio parte) si immaginava la luce stellata su fondo blu in fondo al tunnel dell’italietta (ad esempio).
Però su questo ho un paio di cents da spararmi, per chi ha voglia di seguirmi.
Cominciamo da qui, con un po’ di sano cinismo: ma davvero pensavamo che l’Europa unita potesse diventare dall’oggi al domani un paradiso di comuni intenti privo di pressioni lobbistiche nascoste? Ma davvero credevamo che interessi discordanti da qualche decina di secoli potessero finalmente ritrovarsi in un percorso di ricerca del bene comune nel giro di pochi anni? Bruxelles in fondo è solo un enorme amplificatore di politiche nazionali che da tempo non si schiodano da localismi esasperati, compromessi democristanoidi e internazionalismi pelosetti, cosa aspettarsi dunque?
Ma il punto è un altro.
Da ragazzo ho attraversato molti paesi europei, confrontandomi con le vite di coetanei lontani geograficamente, economicamente e culturalmente, ma non poi così lontani nei sentimenti, e nelle corde interiori. Quante volte mi è capitato di vedere italianissimi giovanotti estirpati dal loro contesto fatto di “ignorantissimo niente” e trapiantati nella periferia di Berlino Ovest o di Londra, scoprire tolleranza, multietnicità, socialismo “di fatto”, al suono di “beh dai, in fondo mica male”?
Ecco cosa mi aspetto da un lento scartavetrìo di lacci e lacciuoli (prima Schengen, poi l’Euro, e poi…), la circolazione culturale che occorre perchè si possa costruire un Europa dal basso, bottom-up. Ma per farlo, abbiamo bisogno che quel poco che c’è rimanga in piedi, anche a costo di compromessi di bassa lega, di pressioni lobbistiche, di rumore di fondo.
Troppe accelerazioni in avanti o all’indietro, rischiano di modificare il delicato habitat in cui si sta sviluppando questa nuova specie: l’europeo.