Dire e non dire

Sono fermo, seduto a gambe incrociate. A piedi nudi. Non distinguo bene, ma mi sembra di essere seduto su qualcosa di simile ad uno scoglio, tagliente e duro. Ma se cerco di tastare il terreno con le mani sento morbido, come se le mie mani cercassero altrove, come se “qui” e “vicino” non avessero alcun senso. Mi disturba, molto. Ritraggo le mani e mi sfrego gli occhi. Mi accorgo che mi fanno male, come fossero stati chiusi per giorni. Mesi. Anni.

Davanti a me scorgo il profilo scuro di un oggetto molto grande, forse una roccia, o forse una costruzione di qualche genere. Intuisco alcuni angoli segnati dalle luci lontane, e seguo il perimetro di ciò che riesco a vedere, immaginando ciò che non posso vedere per costruire mentalmente una figura che abbia qualche senso. Ma è faticoso. Troppo. Chiudo gli occhi per un attimo. Sembra riposante. Ma non lo è affatto. Devo riaprirli, e lo faccio.

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