Uno dei ricordi più vivi di mia nonna Clara, era il modo in cui faceva a pezzi piccoli il pane avanzato a pranzo e a cena, e lo metteva in un cassetto sotto al tavolo della cucina. Quel pane la mattina dopo veniva immerso nel caffellatte e ammorbidito per poter essere mangiato. E quello che avanzava anche al rito mattutino, si trasformava in pangrattato e ci si cucinava. Mia nonna cuoceva l’insalata non più fresca abbastanza per essere mangiata cruda, e comprava e portava a tavola la carne con rispetto. Quando un giorno di vent’anni fa le dissi “Nonna, io non mangio più carne, sono diventato vegetariano”, mi guardò con aria molto preoccupata e mi disse “fijo mio, e che te magni mo’?”
Mia nonna chiedeva sempre a mio nonno Giulio cosa voleva mangiare per pranzo e per cena. E dopo pranzo gli portava il caffè nel bicchierino di vetro, mentre lui, seduto di spalle alla bella finestra di Testaccio che dava sul Tevere, fumava le sue Gauloises senza filtro. Mio nonno accompagnava mia nonna ovunque lei desiderasse, persino in chiesa la domenica, dove però non entrava. Preferiva andare al club della Roma in via Giovanni Branca, dove discuteva animatamente della domenica calcistica, di Berlinguer e di Andreotti. Qualche volta andavo con lui, e mi piaceva tanto ascoltare il suo vocione tonante con cui parlava dei furti della Juventus o delle “ganasse” dei cardinali. “La cariola co la rota quadra, ve ce vorebbe. Sti quattro mascarzoni, ladri, delinguenti” Poi tornava a prendere mia nonna fuori dalla chiesa, e a passo lento, sottobraccio, se ne tornavano a casa insieme. La camicia perfettamente stirata, con le iniziali ricamate a mano.
I rumori della guerra ancora nelle orecchie.
Una vita da operaio ancora sulle spalle.
Una dignità che non dimenticherò mai.
(Ho pianto, scrivendo queste parole. Si vede che ho fatto bene a scriverle.)
(e grazie a Sir Squonk, che ogni hanno mette insieme i pensieri di tante anime. Perse o ritrovate)
patrizia
Dicembre 17, 2010 — 5:27 pm
che tenerezza. Da bimba la mia colazione è sempre stata pane duro tagliato a cubetti e latte. Mamma lo metteva in una grande scatola di latta e io e le mie sorelle brontolavamo, chiedendo i biscotti, destinati solo alla domenica. Intendiamoci: biscotti secchi 😉 Solo per le feste erano consentiti altri dolci. Si rispettava Avvento e Quaresima. Ora faccio la stessa colazione di allora, perchè, alla fine, ho scoperto che mi piace!
Giorgio Marandola
Febbraio 23, 2011 — 5:40 pm
Ho ritrovato molti dei rituali che vedevo seguire a mia nonna, il pane inzuppato nel latte, la verdura, il nonno che l’accompagnava.
Mille e Mille anni fa, sarebbe il caso di riscoprire certe cose, di conservarle in qualche modo per poterle ricordare, nella vita quotidiana.