Molta acqua è passata sotto i ponti in questa settimana. I giorni sono stati lunghi e pesanti, sono successe cose belle, brutte, bruttissime, terribili, noiose, stressanti, stancanti… come una vita intera nel percorso di una settimana. E ieri sera, correndo lungo i 250mt di terreno scollinato, pestando l’erba tagliata e già secca, cercando di recuperare uno dei miei gatti prima che finisse tra le lame di un gigantesco trattore come già domenica scorsa tre dei miei bambini pelosi (addio Pepette, non ti dimenticherò mai), mi sentivo come in una di quelle scene riprese da un elicottero, in cui una figura minuscola corre lungo distese di neve, o campi di grano, o spiagge immense. Piccolo, inadeguato, disperatamente incapace di poter controllare tanta vastità di natura.

E allora mentre correvo pensavo a quanto stupidi e tracotanti siamo, nel credere di poter controllare il mondo abituati al nostro 17 pollici a 1024 x 768. Seduti, con le spalle coperte, rischiando cosa di noi stessi? Gettarsi nel vuoto, senza pensare, senza rete, istintivamente. Inutile prendersi in giro, inutile usare macchine da guerra per fornirci armi o braccia che non abbiamo, o abilità di cui non disponiamo. E stupido, e tanto, non sporcarsi le mani per paura di scoprire che non ce la possiamo fare. Si, spegnere il computer, e così, nudi, nel silenzio del battito della natura, del cuore e della sottile vibrazione del nostro sistema nervoso centrale, vivere. Davvero.