Continui mutamenti

Sono sempre stato affascinato dal cambiamento, forse l’altra faccia della paura della morte che mi attanaglia da che ho memoria. Per me, rimanere statici è morte, mentre la mutazione continua mi fa sentire vivo. Da un po’ di tempo a questa parte questa sensazione si è moltiplicata, poichè vivo in una condizione che mi obbliga a ricercare una via d’uscita. Un po’ come quando si è in automobile, tale situazione può essere affrontata accelerando (per levarsi rapidamente il problema di dosso), o frenando di botto. Una metafora ancora più sottile: quando siete a corto di benzina e distanti dal rifornitore, che fate? Io ad esempio accelero per arrivare prima. Non è la cosa giusta da fare, lo so, occorrerebbe mettersi a 90 Km/h (velocità che consente il minor consumo di carburante) e aspettare con fiducia. In questo caso faccio una cosa stupida, ma negli altri penso di no.

Alcune persone invece hanno il terrore dei cambiamenti, perchè la loro velocità di adattamento alla mutazione è inferiore alla durata temporale della pressione che subiscono. In questi casi, cambiare vorrebbe dire non avere quella sincronia vitale per la soluzione del problema. Esempio? Se volete rubare una cosa, quanto più lo farete con lentezza e circospezione, tanto più sarà facile farvi beccare; se lo fate e basta, quasi certamente la sfangate. Allo stesso modo, se per decidere una mutazione di abitudini o un cambiamento di prospettiva dovete metterci ore, mesi o anni, non ne varrà più la pena.

Eppure, la vita propone sfide sempre nuove che non possono essere affrontate sempre con gli stessi strumenti, benchè tirati il più possible per le orecchie.

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