Arti

Star Trek Google Doodle storyboarded

L’8 settembre del 1966 veniva trasmessa su NBC “The Man Trap”, la prima puntata della cosiddetta serie classica di Star Trek. Google oggi celebra l’evento con un Doodle interattivo ispirato ad una delle più celebri puntate della serie, “Arena”, in cui il capitano Kirk è costretto dai Metrons a battersi con armi rudimentali contro un Gorn. E io ne ho ricavato uno storyboard 🙂

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Il sogno del grande sogno

Ho un debole da sempre per i film che raccontano spaccati dell’Italia della contestazione, dal 68 in poi. Sono andato quindi con spirito tutt’altro che prevenuto, a vedere Il grande sogno, film di Michele Placido ambientato in quegli anni (dal ’67 al ’69), ma sono uscito dal cinema tutt’altro che soddisfatto. Non m’è piaciuto, anzi, penso proprio che sia un film riuscito male, vittima di una serie di errori che lo rendono poco coinvolgente, eccetto alcuni momenti strappacore che commuoverebbero un morto, figuriamoci un comunista.

Il peccato originale del film è la malriuscita alchimia fra dramma borghese privato e racconto storico. Nelle intenzioni, Placido voleva evitare l’affresco per concentrare il racconto sulla vicenda della famiglia di Laura (Jasmine Trinca) e Andrea (Marco Iermanò); in realtà la suddivisione dei piani non è armonica, e la sceneggiatura è fortemente bidimensionale. Il risultato è un piattume generale senza profondita, con mille elementi abbozzati senza sviluppo – in qualche caso anche ridicoli, come lo spunto che porterà Andrea alla decisione di partecipare ad un attentato, un pretestuoso dialogo di appena due minuti. La mancanza di alcuni passaggi logici, la frettolosità con cui vengono trattati diversi elementi anche importanti, e l’autocompiacimento manierista di alcune scene di rievocazione storica, completano il quadretto di un prodotto cinematografico incompleto, superficiale e poco “governato”. Peccato, perchè gli attori sono bravi (Jasmine Trinca in particolare), il soggetto è buono, e Placido dietro alla macchina da presa ha fatto cose egregie.

State of play

Cercavo una buona occasione per tornare a scrivere sul blog, e me l’hanno fornita Vincos e Markingegno di Digital PR, che molto gentilmente mi hanno invitato all’anteprima per blogger di “State of Play”.

Sono arrivato alla saletta privata della Universal sulle ali di uno sturm & drang che si è abbattuto sulla capitale verso le 20 di ieri sera, portando con me uno spritz bevuto troppo in fretta, e un ottimismo sulla qualità del film parzialmente mitigato dalla preoccupazione di ritrovarmi di fronte alla classica americanata che finisce con l’inseguimento-e-conflitto-finale nel garage, ai docks, o in qualche capannone/magazzino. A dirla tutta l’inseguimento nel garage nel film c’era, ma non quando te l’aspetti, e con esiti tutt’altro che scontati. Che poi è la cifra del film: un prodotto d’intrattenimento di ottima fattura, con bravi attori, bella regia, e sceneggiatura non ricavata da qualche template prefabbricato, ma scritta con attenzione e mestiere, e con svariati risvolti anche di un certo peso.

Il film è incardinato su un’indagine giornalistica di una complessa situazione che vede coinvolto un deputato (Stephen Collins, interpretato da faccia di bronzo Ben Affleck al di sopra dei suoi standard consueti) alle prese con un’inchiesta governativa su un’agenzia di sicurezza privata (pensare alla Blackwater non è azzardato). L’indagine del Washington Globe viene avviata alla morte della collaboratrice (e amante) di Collins e affidata a Della Frye, blog editor che “costa poco, è ambiziosa, e produce tantissimo” (la bella e bravina Rachel McAdams), ma si aggancerà rapidamente ad un’indagine su un altro omicidio solo apparentemente scollegato, condotta da Cal McAffrey (un grande Russel Crowe) ruvido giornalista “di strada” e amico di vecchia data di Collins.
Sullo sfondo (e nell’intreccio), la crisi del giornale (e di tutti i giornali), il bisogno di far soldi in fretta rischiando lo scandalismo pur di bruciare le altre testate, e il diritto di cronaca che diventa dovere di cronaca quando il bivio è fra i sentimenti e il proprio mestiere (e qui evito lo spoiler, se ne riparlerà).

Il film riesce ad non essere didascalico nè manicheo nonostante i temi, padroneggia i riferimenti del classico cinema di genere, e trova un buon bilanciamento fra esigenze narrative e complessità dell’intreccio, con un risultato godibile e non scontato che vale la visione.

Chicca del film, l’utilizzo di due diverse camere Panavision – una classica 35mm pellicola per le scene in esterni e del mondo giornalistico, e una Genesis digitale per le scene del mondo politico, scelta a cui lo spettatore probabilmente non fa caso (io l’ho letto prima, e comunque non ne ho preso coscienza durante la visione), ma che ha certamente un peso nell’equilibrio formale del film.

PslA 2008

Il bello del blog, sin dall’inizio, è sempre stato scrivere per se stessi e sperare che una piccola umanità imperfetta trovasse filacci delle proprie fragilità nelle proprie parole. Risonanza, si chiama. E non mi viene in mente una ragione più bella per vivere.
E anche quest’anno, come tutti gli anni dal 1875, il Sir ci delizia con il suo Post sotto l’albero, raccolta di deliri (72 quest’anno) scritti da individui che nell’era di facebook sono ancora in cerca di questa risonanza baloccandosi con un blog.
Rigorosamente in formato pdf, impaginato con Word e le sue orride clipart come da tradizione, il PslA merita il download, la stampa, e guarda un po’, persino la lettura.
Buon Natale a tutti.

Mondi al limite

mondi al limite il 13 novembre uscirà in libreria “Mondi al Limite“, nove reportage d’autore sulle crisi invisibili che affliggono il sud del mondo. Dalla Thailandia alla Cambogia, dalla Somalia alla Repubblica Democratica del Congo, dal Brasile alla Colombia, dal Pakistan all’Italia, nove scrittori italiani (Baricco, Benni, Carofiglio, Covacich, Dazieri, Di Natale, Giordano, Pascale, Starnone) raccontano la realtà di alcune aree in cui opera Medici Senza Frontiere.

Il libro sarà presentato a Roma il 13 novembre (Teatro Capranica, ore 21). Per l’occasione saranno presenti gli autori, che si alterneranno sul palco e leggeranno alcuni passaggi dei loro racconti. Le letture saranno accompagnate da interviste video agli scrittori che racconteranno le emozioni vissute durante la loro visita ai progetti di MSF. Il progetto è ideato da Medici Senza Frontiere, e realizzato in collaborazione con Dolmedia, che cura la produzione dei video dell’evento, e la diretta online sul sito medicisenzafrontiere.it.

Se avete voglia di partecipare potete potete prenotare un posto in galleria, o contattarmi.

Obama effect


Barack Obama è dunque il 44° presidente degli USA, con una vittoria schiacciante che ci racconta quanto egli abbia saputo ispirare fiducia in un paese stanco della spirale di cinismo, speculazioni, guerre, ottusità politica in cui Bush l’ha trascinato in questi otto anni di mandato repubblicano.
Obama ha vinto perchè ha saputo comunicare realismo e sogno, solidità e grandi orizzonti, con un carisma che non si vedeva dai tempi di Kennedy in un simbolo così importante come il presidente degli Stati Uniti. Ed è proprio qui il punto, probabilmente.

Basta un po’ di consapevolezza della realtà per sapere che quest’uomo non sconfiggerà la fame nel mondo, non eliminerà le disuguaglianze sociali, non porterà pace e prosperità sulla terra. Non ci crediamo, e soprattutto diffidiamo di un deus ex machina (ancorchè illuminato) che metta tutto in ordine. Abbiamo invece certamente bisogno di un’onda nuova, che un forte simbolo come il presidente USA ha sempre rappresentato nella storia dell’umanità.

Obama, insieme allo staff di cui si circonderà, certamente farà scelte oculate, sapendo bene che gli interessi del suo paese coincidono con un atteggiamento meno aggressivo nei confronti del mondo; certamente avrà le necessarie risorse di autorevolezza per non ricorrere alla stolida autorità a cui ci siamo tristemente abituati negli ultimi otto anni; certamente valorizzerà interessi economici ben diversi da quelli di chi ha prosperato in questi tristi tempi di finanzismo estremo. Ma la speranza è che Obama possa soprattutto rappresentare un simbolo di riferimento, che contagi l’atmosfera culturale e sociale complessiva, mettendo in moto le mille leve che definiscono il volto di un epoca, e che creano le condizioni per un reale percorso di cambiamento.

Scrooge yourself

Scrooge yourself

Volevo scrivere su Luttazzi…..

… ma qualcuno ha detto benissimo tutto quello che avrei detto io.

Di ritorno dal MEI

Tre belle giornate impegnative, ma grande successo ed interesse intorno al progetto di Bufo TV, il cui stand presso il MEI è stato davvero animato. 25 interviste a band emergenti e meno portate a casa dall’indefesso Potassio e dalla crew di dolmedia per Bufo, e il racconto del MEI in alcune clip (“MEI 07 Files”) raccolte sul MEIchannel di Bufo TV.
Qui di seguito una delle puntate, dedicata al Premio Hip Hop MEI, e una buona occasione per scaricare il plugin di Silverlight se ancora non lo avete!

Meme: Come sei diventato blogger

Raccolgo volentieri la palla da Elena, giusto per riprendere un po’ i fili di una conversazione da cui manco da parecchio tempo.

Chi o cosa ti ha spinto a creare un blog?
La lettura del blog dei Eloisa (La Pizia) e di quello del Cavedoni nazionale, nati qualche mese prima del mio. Avevo siti personali da diversi anni, e quello mi pareva un modo nuovo di essere in rete. Era l’inizio del 2001, o giù di lì.

Il tuo primo post?
Eccolo qua. Più che un post, mi chiedevo ancora se scrivere in inglese o in italiano..

Il post di cui ti vergogni di più?
Mah, vergogna forse è troppo… diciamo che ce ne sono parecchi davvero ingenui, basta scorrere quelli del 2001 e del 2002 per rendersene conto 🙂

il post di cui sei più fiero?
Anche “fiero” è un parolone.. diciamo che ci sono diversi post che sono contento di aver scritto, ma questo mi è rimasto dentro, e questo continua a rappresentare molto del mio blogopensiero.

Da chi ti piacerebbe ricevere un commento?>
I commenti mi piacciono sempre, specialmente quelli che mi fanno riflettere.

Giro la palla anch’io, senza fare nomi (non so chi l’ha già raccolto).