E’ fatta, non si torna più indietro. Metà della nostra casa è finita in scatola, con contorno di attacco batteriologico di acari maligni che al termine del ponte dei santi e morti vedeva me e relativa moglie sdraiati sotto al piumone con naso colante e dolori articolari. Maledetta allergia. Però l’abbiamo fatto. Abbiamo avuto ragione di due anni di sedimentazioni organiche, letterarie e tessili di ogni genere, e come un vaso di pandora quasi tutto ha ormai un rivestimento di cartone intorno. E niente sarà più lo stesso. Sabato la vita della mia famiglia (ovvero io, Betta e i 15 mici pelosi) cambierà per sempre, e affacciandomi dalla finestra della stanza da letto della mia nuova casa vedrò soltanto prati e montagne. Lascio la città e vado a vivere in campagna. Sì, certo, le parabole, il cablaggio a 100Mb e l’ADSL; ma è campagna. Campagna vera. Niente smog, niente vicini rompic***o, niente portieri impiccioni, niente problemi di parcheggio. E tante cose da fare….. finire i lavori, piantare gli alberi (sto cercando una quercia, ad esempio), l’orto, la recinzione, e finalmente (finalmente!!) le serate davanti al camino (yes!!), le arrostate, il silenzio. Il silenzio. Che ci vuole, per chi fa questo mestiere di m***. La pace. In questo posto c’è un silenzio quasi inquietante, rotto solo ogni tanto da alcuni aerei che iniziano l’atterraggio verso Fiumicino. Da lontano si vede il mare, il lago è a due passi. Evviva. Lancio ufficialmente una chiamata per la prima cena messicana che avrà luogo in data da destinarsi. Si accettano prenotazioni fin da ora, e chi vuole può portarsi la tenda e piantarla in giardino.