Ma, al di là delle caratteristiche tecnologiche, è soprattutto l’uso sociale di questo strumento a imporsi all’attenzione. In generale, possiamo distinguere almeno due grandi poli di questo fenomeno. Il primo è caratterizzato da una forte propensione all’individualismo, al diarismo autobiografico, alla rappresentazione pubblica del sé. In genere si tratta di siti “firmati” da un solo autore. Il secondo è invece comunitario, politicamente o eticamente impegnato, teso verso la controinformazione e la lotta verso i media dominanti, oppure verso la diffusione di contenuti culturali, tecnologici e artistici: insomma, sostanzialmente attraversato dai flussi di scambio delle conoscenze, degli interessi e delle passioni.Via Quintostato
Non leggo abitualmente Quinto Stato, e di solito lavoro, quindi questa vicenda di Blog age m’era sfuggita. Recupero ora, citando queste poche righe che mi colpiscono per la presunzione. Questi personaggi che, come una moderna net-massoneria, stanno cercando di imbottigliare l’acqua di rubinetto (il fenomeno dei blog) per rivendersi come “proprietari” o “capiscuola” della medesima, dovrebbero secondo me innanzitutto spiegarci dov’erano quando quattro anni fa i primi veri bloggers italiani iniziavano le loro “trasmissioni”. Poi dovrebbero spiegarci per quale motivo se il nostro blog ce lo facciamo da soli e non lo apriamo ai “flussi di scambio delle conoscenze…” allora siamo per forza dei solipsisti autistici. Per favore, facciano il loro lavoro questi individui (se ne hanno uno), e la smettano di agitarsi cercando di mettere le mani sull’unica cosa davvero pulita, spontanea, eterogenea, ed ineffabile rimasta sulla rete. What’s next? Il partito del blog? Basta, per favore. Basta.
il monaco
Aprile 18, 2003 — 4:10 pm
Concordo!